Recortes de prensa y noticias de jardines (Sección fuera de España)  

Jardines de Italia


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domingo, marzo 28, 2004 :::
 
Fuente: Gazzeta di Parma
Fecha:28-3-04
Autora: Mara Varioli

Parco Ferrari, alberi a rischio
Per venti abeti rossi già deciso l'abbattimento: stanno morendo

Parma

Alberi a rischio al Parco Ferrari. Per venti abeti rossi è già stato deciso l'abbattimento: «irrecuperabili» hanno sentenziato le analisi condotte dal servizio verde pubblico. Gli altri alberi sono sotto monitoraggio. C'è un coleottero dietro la malattia che sta colpendo a morte gli abeti rossi di Parma. Questo autunno, è stato il turno di quelli che si trovano nel parco Ferrari, lungo via Torelli. Purtroppo non c'è stato modo di intervenire per fermare l'infestazione di questo terribile parassita, che soltanto da pochi anni è arrivato in città, come spiega Alessandro Vitale, responsabile del verde pubblico: «E' una malattia che a Parma è comparsa da poco tempo e che colpisce soltanto l'abete rosso. E' causata da alcuni coleotteri molto piccoli, che si chiamano «scolitidi» (ips typographus) e che scavano gallerie sotto la corteccia. In questo modo, i coleotteri uccidono i tessuti vivi della pianta. Quelli che ogni anno servono a produrre il legno. Questi coleotteri sono anche in grado allo stesso tempo di diffonndere parassiti. L'infestazione è così talmente aggressiva che in poco tempo l'albero muore».
Una vera minaccia alle zone verdi della nostra città. Nel giro di alcuni mesi, il coleottero è capace di attaccare un numero piuttosto elevato di piante:«Non a caso questi parassiti sono ben conosciuti dalle guardie forestali - continua Vitale -. E non esiste alcun modo per fermare la loro aggressività. L'unico sarebbe quello di eliminare il focolaio d'infestazione. Ma quando la popolazione del parassita è così numerosa diventa difficile contrastare l'infestazione, proprio perché non isolabile. La soluzione è quindi presto fatta e nei prossimi giorni elimineremo queste piante ormai morte».

Una ferita al cuore, in uno dei parchi più frequentati di Parma. E tutto per colpa di un minuscolo parassita che evidentemente ha deciso di vivere in città: «Non si sa come sia arrivato fino qui - risponde Vitale -, forse con il trasporto del legname. E comunque, si tratta di attacchi molto recenti: gli abeti rossi e malati del Parco Ferrari rappresentano uno dei primi segnali di questa infestazione. L'altro è stato scoperto negli alberi che guardano via Po, due anni fa. E probabilmente in futuro, altri abeti della città saranno colpiti, magari quelli dei giardini privati. Il problema è poi un altro: in città si è diffusa la cattiva abitudine di piantare alberi che non appartengono al nostro ambiente, proprio come ad esempio gli abeti rossi, che invece dovrebbero vivere in montagna. Sono piante che trovano diverse difficoltà in pianura e quando arriva una malattia è difficile controllarla. L'unica soluzione è quella di togliere gli alberi per evitare che la malattia si diffonda».




::: Noticia generada a las 6:58 PM


 
Fuente: Corriere della sera
Fecha: 28-3-04
Autora: Francesca Montorfano





Corriere Speciali



IL RECUPERO COME RINASCE LA STRADA NUOVA CHE SBALORDÌ RUBENS PER LA SUA RICCHEZZA


Facciate e giardini, la via delle meraviglie


È già un artista di statura europea, Rubens, quando arriva per la prima volta a Genova, nella primavera del 1604. Un intellettuale che ha studiato i classici, si esprime in cinque lingue, frequenta le corti. Ma nonostante la sua conoscenza del mondo quello che vede a Genova lo sbalordisce. Collezioni di quadri di una ricchezza straordinaria, parate di argenti e di arazzi, un intero quartiere di dimore patrizie così imponenti e sfarzose da poter essere paragonate a residenze reali. La sistemazione urbanistica voluta dall’aristocrazia genovese per celebrare il proprio potere affascina a tal punto l’artista fiammingo da indurlo a disegnare facciate e sezioni dei palazzi, da riunire poi in un libro e proporre ai suoi concittadini di Anversa come modello. «Mi è parso donque di fare opera meritoria verso il bel publico di tutte le Provincie Oltramontane producendo in luce li dissegni da me raccolti nella mia peregrinatione italica, d’alcuni Palazzi della Superba città di Genova», dichiara nel volume I Palazzi di Genova , pubblicato nel 1622. «Perché si come quella Repubblica è propria de Gentillomini, così le loro fabriche sono bellissime e commodissime… ». «Rubens vede la stagione dei palazzi nel momento del suo massimo fervore - racconta Clario Di Fabio -. Strada Nuova (oggi via Garibaldi) è già realizzata da una quarantina d’anni, a sottolineare con la sua magnificenza il prestigio di banchieri e commercianti. Era un’area di proprietà pubblica, messa in vendita a lotti per assicurare alla Repubblica nuovi fondi e presto diventata un’enclave esclusiva. L’artista percepisce questi palazzi come qualcosa di completamente differente dalle altre dimore signorili che ha conosciuto. Per il marmo e le pietre da taglio con cui sono realizzati, ben diversi dal legno e dall’intonaco delle residenze del Nord, ma soprattutto per le dimensioni spaziali, per il particolare rapporto tra esterni ed interni e le facciate che nascondono loggiati e giardini. Davanti agli occhi di Rubens si apre una strada unica al mondo, che dopo di lui affascinerà generazioni di viaggiatori e che la stessa Madame de Staël definirà Rue des rois».


Pare di vederlo, Rubens, passeggiare per Strada Nuova in compagnia del suo album di schizzi, lo sguardo rivolto ai palazzi. Lo stesso entusiasmo anima Clario Di Fabio mentre propone l’itinerario migliore per ritrovare l’atmosfera di un’epoca in cui potere, ambizione, capitali e una committenza dai gusti raffinati hanno condotto a tali capolavori. Un percorso che oggi riserva grandi sorprese: l’apertura di palazzi e saloni finora chiusi al pubblico, la scoperta di logge, nicchie e giardini che si arrampicano sulla collina, il recupero di affreschi ritenuti perduti. Il tutto reso ancora più suggestivo da un’illuminazione studiata per mettere in evidenza i valori architettonici. «Per avere la migliore visione dell’insieme, Rubens avrebbe senz’altro iniziato il suo tour da piazza Fontane Marose. I primi due edifici che avrebbe incontrato sono Palazzo Cambiaso (oggi Bipop), con la classica facciata e i begli affreschi di scene mitologiche del piano nobile, opera dei Semino, e l’antistante Palazzo Gambaro (Banco di Chiavari), il cui portale in marmo è sormontato dalle due figure sdraiate della Prudenza e della Vigilanza. Avrebbe poi visitato Palazzo Carrega Cataldi , progettato per Tobia Pallavicini e ora sede della Camera di Commercio, interessante anche per gli interni arricchiti da stucchi, fregi, nicchie e statue (la bella galleria rococò del piano nobile è stata aggiunta nel 1743-44). Si sarebbe poi fermato davanti a Palazzo Lercari Parodi , dalla struttura più aerea e il cortile anteposto al corpo principale, in una innovativa soluzione introdotta da Galeazzo Alessi».
È forte l’emozione che si prova entrando nell’ antica dimora di Angelo Giovanni Spinola (oggi proprietà della Deutsche Bank). Il piano nobile è un esaltante tripudio di affreschi, mentre nell’atrio sono raffigurati gli Spinola in veste di condottieri romani. Spicca per la ricchezza degli ornamenti anche l’adiacente Palazzo Podestà o Lomellino , dal nome della famiglia che deteneva il monopolio dello zucchero portoghese e che nel 1563-64 commissionò il progetto a Bernardino Cantone e a Giovanni Battista Castello. L’edificio è caratterizzato da una facciata ornata da stucchi e un delizioso atrio ovale che conduce allo scalone e al giardino con ninfeo. In occasione della mostra si potranno ammirare anche gli affreschi di Bernardo Strozzi, riportati alla luce solo adesso: il pittore, dopo una furiosa lite con il committente, aveva nascosto le sue opere e abbandonato l’impresa.


Un’altra dimora che affascina Rubens è Palazzo Cattaneo Adorno : l’unica della via con due portali d’ingresso, perché progettata per ospitare due distinte famiglie.
Colpisce per le sue straordinarie dimensioni Palazzo Tursi , (oggi sede del Municipio), sul lato opposto della strada, con l’alternanza di marmo bianco, pietra rosa e lastre d’ardesia. Nelle intenzioni del committente, quel Nicolò Grimaldi così facoltoso da diventare creditore di Filippo II di Spagna, doveva infatti essere il più grande palazzo genovese costruito entro le mura. Il percorso prosegue con altre due residenze storiche per eccellenza, Palazzo Bianco , che dopo lunghi restauri riapre le sue sale e le sue importanti collezioni, e Palazzo Rosso , con i sontuosi interni decorati e la raccolta d’arte dei Brignole Sale, anch’essi nel 1671 sedotti dal fascino di Strada Nuova. Ma al di là del recuperato fulgore di edifici e collezioni, le celebrazioni genovesi offrono una grande opportunità in più: vivere questa strada-museo in modo nuovo e ancora più spettacolare, lungo un percorso che dall’esterno conduce all’interno, entra nei giardini, sale sui loggiati, ritorna sulla via, regalando vedute da più punti di osservazione, in uno stupefacente gioco di rimandi prospettici.






::: Noticia generada a las 5:53 PM


sábado, marzo 27, 2004 :::
 
Fuente: Exhibart
Fecha: 6-3-04

Ferrara, nasce un nuovo polo d’arte moderna e contemporanea

Ferrara si sta dotando di un polo museale tra i più innovativi in Europa e lo fa non creando nuovi edifici ma valorizzando una straordinaria sequenza di palazzi e parchi storici che costituiscono il cuore di quella straordinaria “Addizione Erculea”, voluta nel 1492 dal duca Ercole I d’Este, che raddoppiò la superficie della città e ne modificò radicalmente l’aspetto.
L’incarico di stendere uno studio di fattibilità del nuovo assetto del Polo Museale è stato affidato, dal Comune di Ferrara, all’architetto Massimo Carmassi. Le linee guida dello studio che Carmassi ha elaborato con la collaborazione, per la parte museografica, delle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea e degli altri Settori interessati dell’Amministrazione Comunale, saranno presentate in una mostra di assoluto interesse metodologico, oltre che urbanistico, architettonico e museografico, allestita nella sede del MusArc - Museo Nazionale di Architettura - dal 26 marzo al 2 maggio prossimi.
Al Polo Museale d’Arte Moderna e Contemporanea appartengono , con i loro splendidi parchi e giardini storici, Palazzo dei Diamanti, Palazzo Prosperi - Sacrati, Palazzo Massari, la Palazzina dei Cavalieri di Malta : un insieme veramente unico al mondo che, grazie a questo progetto, diverrà un sistema museale integrato, al quale s’intende annettere in futuro anche Palazzo Cesare d’Este.






::: Noticia generada a las 1:51 PM


domingo, marzo 21, 2004 :::
 
Fuente: Gazzeta di Parma
Fecha: 20-3-04
Autora: Maria Cristina Bonati


INIZIATIVA—Presentato un progetto realizzato da diversi istituti scolastici
Tutto il Giardino in un cd rom


Dall'Étoile che incrocia le strade del giardino Ducale, allievi e insegnanti di istituti superiori si sono diretti al Palazzo Ducale dove è stato presentato un progetto realizzato grazie alla collaborazione tra enti diversi. Gli Istituti Bodoni, Toschi, Bocchialini e Chieppi hanno presentato insieme al Centro di documentazione parchi e giardini storici del Comune l'ipertesto pubblicato su cd rom «Evoluzioni storiche e morfologiche nel giardino ducale di Parma». Un lavoro di rete tessuto tra gli istituti scolastici, il Museo di storia naturale dell'Università, le amministrazioni locali del Comune e della Provincia, la Lipu, realizzato col contributo finanziario della Fondazione Cariparma.
A coordinare i lavori l'architetto Stefano Storchi, dirigente del settore Cultura del Comune, si è fato portavoce dell'assessore Stefano Spagnoli ed ha alternato gli interventi del Sindaco Elvio Ubaldi, dell'assessore ai Lavori pubblici Roberto Lisi, dell'assessore all'Ambiente della Provincia Ovidio Bussolati, Gian Luigi Betti e Vittorio Parisi dell'Università di Parma.

Questa prima iniziativa mossa dal Centro di documentazione parchi e giardini storici che avrà sede all'interno di Palazzetto Eucherio San Vitale, vanta, per la ricchezza e la qualità dei materiali prodotti, l'assegnazione di prestigiosi premi nazionali.

«Abbiamo scelto il Palazzo Ducale - introduce il Sindaco - per le caratteristiche storiche che racchiude nel suo essere monumento, che rispecchiano una concezione dell'uomo e della natura. Ed essere monumenti significa essere vissuti, rispettati e non temuti. Esistono diversi sentieri per intraprendere una lettura della storia: uno di questi è la conoscenza della città e della vita dell'uomo attraverso il sistema del verde, dunque dei parchi, giardini storici ed orti botanici».

Il progetto ha avuto inizio durante i lavori di restauro del Giardino, un vero e proprio campo di osservazione e di sperimentazione per le scuole, ed un punto focale nei percorsi turistici cittadini. «I lavori di restauro - prosegue Lisi - rappresentano nel Parco una delle soddisfazioni e vanti maggiori della nostra città e ci permettono ora di destinare gioielli architettonici come Palazzetto Eucherio ad attività didattiche e non solo espositive».

Bussolati approfondisce le motivazioni che hanno incentivato la felice adesione delle istituzioni: «L'iniziativa è caratterizzata dalla collaborazione degli istituti scolastici come metodologia di lavoro; in questo si avvale di un approccio interdisciplinare. L'ambiente si è mostrato parte integrante del progetto e l'approccio ambientale è risultato fertile non terminando semplicemente col risultato prodotto, ma divenendo a sua volta semente di nuove proposte».

Nella seconda parte della presentazione, le scuole hanno illustrato metodologie e contenuti del lavoro realizzato. Il materiale è organizzato in otto unità di lavoro, all'interno delle quali «navigare» alla volta di un universo complesso e articolato: «Il Giardino Ducale di Parma» e «Tempo biologico e tempo economico: la gestione del Giardino», a cura dell'Itc Bodoni; «L'identità ritrovata» e «Il tempo osservato», a cura dell'Istituto d'Arte Toschi; «La storia delle specie arboree» e «La vita di un tiglio del 1770» a cura dell'Itas Bocchialini; «Storie sotterranee» e «Il tempo nei luoghi, i luoghi nel tempo» a cura del liceo biologico Chieppi.



::: Noticia generada a las 3:48 PM


martes, marzo 02, 2004 :::
 
Fuente: Gazzeta di Parma
Fecha: 2-3-04
Autora:Cristina Lucchini



Alla riscoperta delle aree verdi tra le case del centro storico

I giardini nascosti
Una presenza consistente in borgo Felino


Per uno studioso di centri storici il tema dei «giardini nascosti», è sicuramente uno dei più affascinanti. Si ha infatti l'idea che modifiche e stratificazioni successive abbiano completamente saturato il tessuto della città antica, determinando la completa scomparsa di quegli orti e di quei giardini che di solito si leggono, minuziosamente disegnati, nella cartografia storica. Ciò per fortuna non è sempre vero.
A Parma aree verdi non sono mai mancate, soprattutto nelle zone a ridosso delle mura. Lo si vede bene osservando la pianta generale della città nel settecentesco Atlante Sardi in cui si può notare che tra il fronte esterno dell'abitato e la cinta muraria si sviluppava una cospicua fascia di orti e di giardini. Nonostante l'espansione urbana successiva all'abbattimento delle mura, questi giardini in gran parte esistono ancora, spesso soltanto ridotti rispetto alle loro dimensioni originarie. Una delle situazioni più interessanti da questo punto di vista si riscontra in borgo Felino. La via si snoda tra strada Farini e strada XXII Luglio prendendo avvio dal piazzale su cui prospetta la chiesa di S. Uldarico. Riguardo ai giardini è il lato rivolto a nord il più significativo. Esso si può considerare suddiviso in due tratti. Quello tra strada Farini e vicolo dei Mulini mostra un tessuto prevalente di case a schiera con il retro dei lotti occupato da spazi ortivi posti a ridosso dell'Orto Botanico. Questa è la situazione evidenziata sia dall'Atlante Sardi che dal Catasto del 1853. Oggi le aree verdi, in buona parte ancora esistenti, sono vissute non più come orti, ma come giardini domestici, preziose appendici dell'abitazione in cui i proprietari possono trovare gradevoli momenti di riposo per il corpo e per lo spirito. L'esempio più felice in questo senso è costituito dal giardino di casa Schluderer (al n.17).

Il secondo tratto della via si estende da vicolo dei Mulini a strada XXII Luglio. All'angolo, pressoché di fronte alla scuola media Fra Salimbene, anticamente sorgeva la chiesa dell'Immacolata Concezione con il Monastero delle Monache Teatine. Sul retro di questo complesso insisteva, come sempre in prossimità delle aree conventuali, un vasto orto. Oggi tutto è stato sostituito da moderni edifici, al di là dei quali borgo Felino prosegue con un tessuto molto diverso rispetto al suo tratto iniziale. Prevale infatti la tipologia del palazzo a corte con giardino sul retro. In questo caso si tratta di spazi verdi progettati seguendo un preciso disegno, con vialetti, aiuole, spesso ornati di fontane, vasche polilobate e ninfei. Così appaiono caratterizzati nei catasti storici, spesso anche con il relativo sistema di rifornimento e di scarico delle acque.

Si potrà innanzitutto dire di palazzo Gipperich (n.27 e n.29) la cui estesa e compatta facciata si deve ad un intervento di Olindo Tomasi del 1914. Nel settecento l'edificio appartenne ai marchesi Malaspina e nell'ottocento ai baroni Bolla. Il palazzo è sempre stato dotato di un'ampia area retrostante, adibita a giardino e frutteto, poi ridotta e delimitata dall'apertura della novecentesca via Linati, parallela a borgo Felino. Al n.31 si trova palazzo Linati, famiglia ricordata per i suoi meriti patriottici da una lapide sul prospetto principale. Agli inizi del settecento l'edificio appartenne ai conti Coccorani, nel 1914 divenne abitazione del senatore e uomo politico Giuseppe Micheli. Di particolare interesse risulta l'impianto caratterizzato da ampio androne, due cortili e imponente scala. L'androne prosegue in un corridoio dipinto con motivi a finto pergolato, chiuso all'estremità da un cancello. Attraverso il leggero diaframma è possibile ammirare un piccolo ma curato giardino all'italiana con aiuole delimitate da siepi e alberelli perfettamente scolpiti secondo l'arte topiaria. La facciata del palazzo rivolta verso questo giardino non perde importanza rispetto a quella su strada, come spesso accade, ma conserva una ricca decorazione settecentesca. Procedendo verso la fine di borgo Felino la sequenza di palazzi è interrotta dal delizioso prospetto liberty di casa Aimi, anch'essa fornita del suo minuscolo giardino, incastonato tra tanti appezzamenti verdi di maggiore estensione. L'ultimo episodio rilevante è costituito da palazzo Orlandini (al n.49). La lunga facciata sulla via è connotata da elementi che le conferiscono maestosità: bugnato in intonaco nella zona basamentale e agli spigoli, muratura in mattoni sagramati nella parte superiore, fasce di partitura orizzontale, timpani e cornici alle finestre. Al di là della severa architettura di pietra e di mattoni si estende un giardino dal sapore antico. Le aiuole bordate di convallaria seguono un disegno elaborato. Al loro interno si ergono piante alte e oggi rare come il tasso. Tutto in realtà converge verso la fontana ottagonale, vero centro prospettico che salda visivamente ingresso e giardino. Il sapiente gioco di luci e di ombre messo in atto dall'architetto del palazzo in un tempo ormai lontano, è ancora in grado di stupire, per nulla svilito dall'aria un po' decadente che si respira in questo luogo, ma anzi esaltato proprio da quell'angolo incontaminato di natura che si scorge sul fondo.










Fuente: Gazzeta di Parma
Fecha:29-2-04
Autora:Maria Cristina Bonati



Palazzetto Eucherio Sanvitale ospiterà biblioteca e laboratori

Una casa per i parchi storici
Giardino Ducale, nasce il Centro documentazioni


Una linea verde che unisce arte, storia, cultura e architettura per disegnare la nascita di un Centro documentazione parchi e giardini storici situato all'interno di Palazzetto Eucherio Sanvitale. Nell'ambito del settore Cultura del Comune di Parma, prende corpo l'idea basata sulla necessità di valorizzare l'edificio tardo quattrocentesco adibendolo a luogo preposto alla promozione dei giardini storici in generale e di quello Ducale in particolare.
Una struttura architettonica rara e preziosa da leggere in relazione alle decorazioni parietali ed al perduto, ma documentabile giardino cinquecentesco che la abbraccia. «Il sistema del verde - spiega il dirigente del settore cultura Stefano Storchi - costituisce fin dai tempi antichi parte integrante nella formazione e crescita dello spazio urbano. Aree morfologicamente differenziate, come la Cittadella, i giardini di San Paolo ed il parco esteso tra viale Barilla e via Mantova, esprimono il senso e la forma propria di diversi momenti della storia della città. Il sistema del verde si intreccia con quello urbano in uno scambievole linguaggio architettonico che scandisce la vita stessa della società». Gli obiettivi e le funzioni individuate dal progetto si caratterizzano in corrispondenza dei tre piani dell'edificio destinati ad ospitarle.

«La preziosa sede d'inestimabile valore artistico - prosegue Storchi - accoglierà al primo piano una biblioteca specializzata nell'architettura del verde con una sezione di materiali locali ed una sezione didattica che raccolga e produca materiali per le scuole e l'educazione. Ad esso è destinata l'organizzazione e gestione delle attività svolte nei piani sottostanti. Il piano interrato dispone di locali variamente articolati e privi di decorazioni che consentono un utilizzo più libero ed integrale dello spazio che pur rimane luogo suggestivo del quale salvaguardare la piena fruizione estetica. Esso sarà destinato a laboratori, servizi multimediali, divulgativi e didattici. Il piano terreno, integralmente restaurato, manterrà coi suoi affreschi la sua intrinseca funzione artistica che verrà integrata con una nuova caratteristica espositiva articolata in una sezione permanete sul Giardino Ducale ed in una temporanea sul sistema degli spazi verdi urbani». Mostre tematiche su progetti culturali strettamente legati alla natura ed allo spirito del luogo ricercheranno l'alchimia che da sempre risiede nell'intreccio tra arte e natura, tra intervento umano ed ecosistemi, tra presenze artistiche e storiche.

«L'attività del Centro punta sull'interconnessione con le strutture culturali ed educative del territorio. A tal fine è stata stipulata una convenzione con l'Università di Parma, col Museo di Storia naturale, per la realizzazione di un progetto didattico rivolto alle scuole elementari e medie e di alcune pubblicazioni divulgative sulla natura del Giardino». Un primo frutto del concreto lavoro già svolto con le scuole sarà la presentazione del testo «Evoluzioni storiche e morfologiche nel Giardino Ducale di Parma», venerdì 19 marzo, a Palazzo Ducale. La presentazione del lavoro sarà occasione per illustrare il progetto didattico «Un giardino per le scuole». Già da questa primavera sono previsti i «Laboratori di ecologia» rivolti alle scuole e articolati secondo tre itinerari: «Alberi ed animali», «Vita nel suolo», «Il laghetto, un piccolo ecosistema». Uccelli, foglie, terra ed ecosistema acquatico saranno i protagonisti di un mondo da scoprire muniti di carta, penna e binocoli; dalla ricerca sul campo all'osservazione guidata in laboratorio per avvicinarsi ai microsistemi ambientali. Facoltà universitarie, associazioni ambientaliste ed ordini professionali s'inseriscono nel doppio obiettivo di divulgazione e documentazione che il Centro si propone per una migliore conoscenza del Giardino Ducale.




::: Noticia generada a las 8:06 PM




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