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Jardines de Italia


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lunes, mayo 31, 2004 :::
 
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Fuente: Gazzetta di Parma
Fecha: 31-5-04
Autor: Cristina Lucchini


Nelle varie zone dell'Oltretorrente sono ancora presenti molti spazi verdi nascosti

Giardini «dedlà dal'àcua»

Un tempo negli orti del quartiere si organizzavano le tortellate di San Giovanni


Si era parlato in un articolo precedente dei numerosi giardini storici sopravvissuti tra borgo Felino e via Linati. Va però detto che anche in Oltretorrente si mantiene una ricca presenza di orti-giardini, in isolati di origine medievale le cui abitazioni si attestano sui percorsi mostrando fronti compatti, ancora oggi costituiti in prevalenza da case a schiera a passo monocellulare. La ricchezza di queste persistenze verdi non riguarda tuttavia soltanto la parte più antica dell'Oltretorrente.
Proprio in questa zona della città nell'Ottocento è stato realizzato, con la costruzione di via della Salute, il primo intervento pubblico di case popolari. Il tratto iniziale, eseguito dal 1856 al 1860 su disegno dell'architetto Gaetano Castelli, si estende da borgo S. Giuseppe a borgo S. Domenico e fu voluto dalla duchessa Luisa Maria di Borbone. Il progettista venne scelto attraverso un concorso indetto dall'Accademia parmense di Belle Arti. Alla base dell'operazione era la volontà di creare delle abitazioni salubri, ben ventilate, fornite di ogni necessario servizio, dotate di un cortiletto o di un piccolo orto, in grado di ospitare una, due o al massimo tre famiglie.

Il tratto di via della Salute da borgo S. Domenico a viale Vittoria è stato realizzato diversi anni dopo, tra il 1904 e il 1910. La ripresa e il completamento di via della Salute si deve all'iniziativa del sindaco Giovanni Mariotti, anche in previsione dell'espansione della città oltre la linea della cinta fortificata, ormai abbattuta. Il progetto dei nuovi alloggi porta la firma dell'ingegner Domenico Ferrari, a quel tempo capo dell'Ufficio d'Arte del Comune. Comprende case a schiera dalla tipologia leggermente mutata rispetto al tratto ottocentesco e soprattutto ad ogni abitazione è annesso un giardino molto più ampio, di 123 mq. Un intervento, quest'ultimo tratto della via, che risentì certamente dell'influsso del concetto utopico di «città-giardino» che Ebenezer Howard formulò nel 1898, gettando così le basi dell'urbanistica moderna.

Il progetto di via della Salute non fu che l'inizio di una serie di aperture di nuove strade nel settore sud-ovest della città antica che fino ai primi del novecento risultava inedificato e occupato da una vasta area coltiva. Nell'ambito del piano regolatore del 1928 per il risanamento dell'Oltretorrente furono tracciate via Rismondo, via Gulli, via Don Bosco, piazzale Matteotti, via Don Minzoni, via 1° Maggio. Le abitazioni attestate lungo tali percorsi non mostrano particolari pregi architettonici, ma sono tutte dotate di ampie aree verdi, pressoché inimmaginabili percorrendo ognuna di queste vie. Inoltre la conformazione dei lotti non sembra essere cambiata di molto nel corso degli ultimi decenni. Osservando da una posizione soprelevata la struttura del verde, si ha l'idea che il verde sia quasi prevalente sul costruito. Ciò è determinato dal fatto che giardini di pertinenza diversa risultano spesso accostati gli uni agli altri e dunque visivamente si assommano. Gli edifici restano così confinati lungo i margini degli isolati, mentre lo spazio da essi racchiuso appare come un unico immenso orto-giardino, rigoglioso, allegro, articolato. Chi usufruisce di questa realtà ha il privilegio di poter osservare ancora, pur vivendo in centro, l'alternarsi delle stagioni e magari gioire di veder spuntare le prime viole o accendersi all'improvviso il giallo luminoso delle forsizie.

Il verde di questi spazi non è certo quello del giardino troppo elaborato, con aiuole fiorite ben delineate, impreziosito al centro da una vasca o da un ninfeo. Si tratta piuttosto di orti liberamente organizzati con prevalenza di alberi da frutto: ciliegi, albicocchi, peri, meli, kaki, piante di susine, amarene, noci. Gli alberi producono a seconda delle annate, ma se talvolta i frutti sono troppo abbondanti si possono sempre preparare ottime marmellate. Di solito i proprietari riservano una striscia di terreno anche alla coltivazione di ortaggi, di cespugli di fragole e di certe specie predilette di fiori. Da quel che si vede sono perlopiù giardini amati, spesso curati da varie generazioni di una stessa famiglia che si tramandano la proprietà delle case. Le cure dedicate a questi spazi domestici non ne fanno entità astratte e sofisticate, ma luoghi accoglienti, da vivere soprattutto nelle sere estive, quando basta un po' di luce, un tavolino e qualche sedia per rigenerarsi dal caldo eccessivo di certe estati recenti. In ogni caso un giardino si gode sempre, anche semplicemente contemplato da una finestra, al variare delle luci della giornata, oppure quando piove e i colori appaiono più vivi. Qualcuno ricorda che quando questi quartieri dell'Oltretorrente erano abitati da anziani vivaci e attenti custodi delle tradizioni locali si organizzavano negli orti le «tortellate» di San Giovanni, e allora sì che questi spazi si animavano di voci e di racconti fino a tarda ora e forse apparivano posti anche un po' magici, dove tante persone di età diversa potevano ancora trovare felici momenti da condividere, oggi sempre più rari.


::: Noticia generada a las 2:55 PM


sábado, mayo 08, 2004 :::
 
Fuente:Exhibart
Fecha:8-5-04


Giardini d?arte di Cesare Maremonti

Il giardino ? della natura l?eterno correttivo essendo sempre una elementare e costante istituzione umana che con vittoriosa tenacia, contro ogni ostacolo, afferma la propria esistenza.Vi domina un dinamico rapporto di naturale ed artificiale. Il suo archetipo ? l?Eden, ascendenza nobile ed utopica che rinvia all?unione tra mito e poesia. Nel giardino, la vegetazione, modellata attraverso il ricorso a tecniche diverse: dall?agricoltura all?arboricoltura, dall?idraulica all?architettura, ? piegata a corrispondere a significati e necessit? di ordine non solo funzionale, ma soprattutto architettonico (quando l?elemento botanico ? impiegato in sostituzione di materiali da costruzione convenzionali), decorativo (quando le piante diventano ornamento, suppellettile e complemento d?arredo del giardino) e simbolico (vegetazione intesa come connotazione supplementare della valenza decorativa). Ed allora, propriamente, il giardino ? arte; arte di produrre artificialmente un paesaggio naturale nel quale ? compendiato un distillato di tutte le bellezze del creato cos? come concepite da una certa cultura e civilt?.
Tre architetti e un designer interpretano lo spazio del giardino, luogo della natura e prolungamento della domus, attraverso installazioni artistiche in grado di superare il concetto stesso di luogo recintato per far emergere significati ?altri? legati alla percezione che questo spazio suscita in ognuno di noi.
L?allestimento di Raffaello Ambrosecchia interpreta una tendenza alla flessibilit? d?uso e alla multifunzione del prodotto d?arredo, declinato nella circostanza nella rappresentazione di un giardino d? arte. Il giardino come luogo rituale e celebrativo dell? attimo in cui avviene uno scambio di felicit?; il giardino come sintesi di natura e artificio esaltata attraverso una simulazione scenografica. Il prato diventa un tappeto a pelo alto dal quale spuntano steli telescopici; questi sorreggono leggeri vasi dalla forma cilindrica che smaterializzandosi nella trasparenza del vetro rendono la percezione del fiore sospeso a mezz? aria e simbioticamente legato alla sua linfa vitale.
Giovanni Martemucci propone una visione post atomica del giardino. Acciaio ferro e luce sono gli elementi principali dell?installazione caratterizzata dal riuso di oggetti provenienti da contesti diversi ma in grado, una volta assemblati, di avere una grande ed inaspettata forza comunicativa. Il risultato ? minimale e tecnologico, per certi versi futuristico che non stonerebbe in uno scenario alla Blade Runner. Le pietre naturali e i giochi di luce sono gli unici elementi che evocano un effetto sensoriale. Il faro artificiale sostituisce il sole ed alimenta il ciclo di vita della pianta fino a far sprigionare dalle radici grigie dell?acciaio una luce polarizzata al verde che restituisce al giardino una dimensione umana in grado di emozionare l?osservatore.
Per Marisa Santopietro ogni forma in natura ? irregolare cos? come irregolari sono i filamenti che rappresentano l?opera. La scomposizione dei filamenti ha come risultato il sovrapporsi di parti che si intendono e si sviluppano nello spazio differenti , cos? da rendere l?artifizio dinamico. Il pensare a direttrici divergenti presuppone , a livello concettuale o percettivo un?apertura e una rottura degli schemi, la libert? delle linee di correre in un senso e d?incontrarsi nell?altro in un punto che varia secondo la posizione di chi guarda. I quattro vivai sospesi a 60 cm. da terra, percorrono le pareti come lame taglienti, diventando un unico luogo senza confini.
Il giardino di Susanna Spoto ? rappresentato nella sua dimensione pi? domestica, ingenua e pop. Uno degli ambienti della casa pi? classica immaginabile, che ospita oggetti d?uso e chincaglierie decorative: ? la ?stanza? per i suoni, i profumi e i colori ( il verde predominante), ma anche per la plastica, il vimini, la stoffa. La donna nel giardino, il giardino che si sposta sugli abiti e sugli accessori. Il design dell?uomo si fonde con quello della natura, i colori , le forme e i materiali convivono e si contaminano.

Potenza
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Il giardino è della natura l’eterno correttivo essendo sempre una elementare e costante istituzione umana che con vittoriosa tenacia, contro ogni ostacolo, afferma la propria esistenza.Vi domina un dinamico rapporto di naturale ed artificiale.
orario: Martedi’-Giovedi’ 19:00-21:00 o su appuntamento chiamando allo 0971 22119
biglietti: ingresso libero
vernissage: 8 maggio 2004. ore 19.30
genere: arte contemporanea, collettiva





::: Noticia generada a las 3:34 PM




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