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Jardines de Italia


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domingo, noviembre 06, 2005 :::
 
Fuente: Comunicati.net
Fecha: 19-10-05
Autora: Nicoletta Curradi

Una perla rara tra i giardini di Firenze: il restaurato parco Bardini.

Il 2 ottobre 2005 ha riaperto i battenti, dopo anni di abbandono, il giardino Bardini, una bellezza rara nel già ricco panorama storico-artistico fiorentino. Forse molti cittadini non sanno ancora dove si trovi, visto che è sttao chiuso per molto tempo. Esso occupa gran parte della collina che dall'Arno sale fino alla Porta San Giorgio, un'area scoscesa delimitata dalle mura medievali di Firenze, rimasta agricola per la pendenza del terreno che rendeva insicure le costruzioni.

Già nel Duecento la ricchissima famiglia dei Mozzi possedeva qui un "hortus conclusus", giardino murato a ridosso della dimora, ma nel 1309 per un crollo economico la proprietà passò al Comune di Firenze. La struttura del giardino non cambia molto nei secoli XV e XVI, mentre nel XVII la proprietà viene divisa tra i Mozzi ad est e i Manadori ad ovest. Viene realizzata la villa Manadora, detta del Belvedere, che offre una splendida vista su Firenze. La divisione in due permane nel '700, con i C! ambiagi subentrati ai Manadori: si pensa che la parte vicino alla villa fosse organizzata con giardini geometrici, mentre la parte sottostante fosse occupata da una ragnaia di lecci.

Nell'Ottocento i Mozzi possiedono la parte centrale dell'area, la scalinata fino ai due padiglioni detti Kaffeehaus con il prato antistante, mentre Luigi Le Blanc è proprietario della parte a bosco trasformata in giardino anglo-cinese. La villa all'epoca era circondata dal giardino ed era citata in molte guide di Firenze per lo straordinario panorama che si godeva dal giardino. A Tersa Guadagni, dama di corte di Elisa Baciocchi e sposa di Pietro Mozzi, si devono alcuni ammodernamenti, come la creazione del boschetto di lecci nel giaridno retrostante il palazzo. nel 1839 le proprietà Mozzi e Leblanc si unificano, ma alla fine del secolo, per il dissesto finanziario dei Mozzi del Garbo, la tenuta passa alla famiglia dei principi slesiani von Carolath Beuthen fino al 1913.

In quell'anno Stefano Bardini ac! quista la proprietà composta da due case, un palazzo su Piazza dei Mozzi, Via San Niccolò, Via dei Bardi, più il villino con la vicina casa del contadino sulla Costa San Giorgio. Gli edifici vengono collegati tra loro grazie ad un nuovo. moderno viale carrozzabile, mentre una loggia proveniente da Pistoia va ad unire i due padiglioni dell'antico Kaffeehaus.

Alla morte del figlio di Stefano, Ugo Bardini, nel 1965 la proprietà passa allo Stato elvetico, ma solo dopo un complesso iter burocratico nel 2000 il bene è entrato in possesso della Fondazione Parchi Monumentali Bardini Peyron promossa dall'Ente Cassa di Risparmio di Firenze. Solo allora sono inziati i lunghi restauri e il giardino ha potuto risvegliarsi da decenni di oblio.Oggi per la visita si entra da Via dei Bardi 1/r in ambienti restaurati e dotati di scale e ascensore per salire al primo livello del giardino, in cui si ammirano aiuole di rose noisettiane e bourboniane. Giunti al fondale a mosaico con lo stemma a rilie! vo dei Mozzi della fine del XVII secolo il percorso si sdoppia: a destra si sale al bosco inglese, a sinistra per un viale pianeggiante, quello voluto da Bardini, si visita la parte ornamentale del giardino tra scale decorate, nicchie, grotte rustiche, pergolati, rondò belvedere, il canale del drago, fino a giungere alla scenografica loggia belvedere, da cui si gode una vista mozzafiato su Firenze.

Tra le collezioni botaniche spiccano azalee, ortensie, rose, camelie, peonie, iris, viburni e frutti antichi, coltivati nella parte agricola: le varie fioriture spaziano da marzo a novembre.

La villa Manadora, "casino di delizia" costruito verso il 1641 da Gherardo Silvani per Giovan Francesco Manadori su un edificio medievale, ha pianta rettangolare e tre piani di altezze diverse: essa deve essere ancora restaurata, ma presto i suoi ambienti saranno inseriti nel percorso di visita del giardino.

Il biglietto di ingresso può essere acquistato presso la biglietteria del Museo degli Argent! i ed è cumulativo con il Giardino di Boboli.

::: Noticia generada a las 9:14 AM


 
Fuente: Povincia Autonoma de Bolzano
Fecha: 14-10-05
Autor: F.G.

Ai Giardini di Castel Trauttmansdorff il riconoscimento di “Più bel giardino d’Italia 2005

stato consegnato oggi pomeriggio al presidente della Provincia, Luis Durnwalder ed al direttore di Castel Trauttmansdorff il premio “Più bel giardino d’Italia 2005” da parte di Alessandro Durante della “Briggs & Stratton”.

Giardini di Castel Trauttmansdorff si sono aggiudicati l’ambito riconoscimento di “Più bel giardino d’Italia 2005” messo in palio tra 64 candidati dalla nota ditta multinazionale “Briggs & Stratton”, produttrice di macchinari per la cura dei giardini.

La Giuria del concorso, composta da noti architetti di giardini ed esperti del settore, ha ritenuto che i Giardini di Castel Trauttmansdorff siano un esempio particolarmente riuscito nel settore della giardineria, soprattutto per quanto riguarda la loro gestione se si considera che, dopo solamente quattro anni dalla loro apertura, sono stati già registrati oltre 300.000 visitatori l’anno.

Il premio è particolarmente importante ed ambito e già da tempo viene messo in palio anche in Gran Bretagna, Francia, Svezia, Germania e negli Stati Uniti. Grande soddisfazione è stata espressa nel corso della cerimonia da parte del presidente della Provincia, Luis Durnwalder, il quale ha sottolineato che il premio rappresenta un ambito riconoscimento di quanto è stato fatto ed investito da parte della Provincia nella realizzazione dei Giardini gestiti dal Centro sperimentale di Laimburg.

Il direttore dei Giardini, Klaus Platter, ha sottolineato l’importanza del riconoscimento anche in considerazione del numero e della qualità delle strutture che hanno preso parte al concorso a livello nazionale. Il rappresentante della “Briggs & Stratton” ha quindi annunciato che dal prossimo anno il concorso assumerà una dimensione europea.

::: Noticia generada a las 9:08 AM


 
Fuente: Le Matin (Marruecos)
Fecha: 12-8-05
Autor: Hajar Dehhan

Boboli, le plus typique des «jardins à l'italienne»

Les magnifiques "jardins Renaissance" sont nés en Italie du Sud, et plus précisément à Florence qui réussit, en fusionnant le décor végétal napolitain et l'imaginaire romain, à imposer son propre style : celui du jardin à l'italienne. Un style qu'on reconnaît dans l'ordonnancement des végétaux, la présence de l'eau reposante et de la pierre des statues à l'antique.

Les jardins florentins incarnent d'ailleurs toute une technique, une philosophie et mieux encore, un art de vivre. C'est aux 15e et 16e siècle, du temps des Médicis, que le goût des grands et beaux jardins devint très répandu : ceux de Boboli au palais Pitti, de Pratolino, de Tivoli, des palais Borghèse et Aldobrandini, d'Isola-Bella … sont demeurés jusqu'à nous comme les spécimens de l'art décoratif des jardins pendant la Renaissance en Italie.

C'est d'ailleurs ce même style épanoui, fleuri, ingénieux, riche et délicat, qui avait triomphé dans les autres arts : une profusion de terrasses, de temples, de statues, de bustes, de vases, de fontaines, de rochers artificiels, d'étangs creusés géométriquement; d'allées droites et régulières et de charmilles artificiellement contenues. En un mot, l'architecture et la sculpture dominaient.

La verdure et les arbres n'étaient presque que des accessoires. Le style italien fut par la suite adopté dans les autres Etats aux 16e et 17e siècles : en Allemagne, pour les jardins des banquiers Fugger et de Wallenstein ; en France, pour ceux de St Germain et de Fontainebleau, plus tard encore pour les Tuileries, le Luxembourg, et St Cloud, dont Claude Mollet dessina les parterres; et finalement en Angleterre, pour ceux de Hampton Court.

L'un des exemples les plus reconnus de " Jardins à l'italienne ", où la nature semble architecture, est " I Giardini Di Boboli " : Le Jardin de Boboli. Il s'étend à l'arrière du palais Pitti et constitue le principal parc de Florence et l'un des plus vastes jardins italiens.

Le jardin de Boboli est considéré, à juste titre, comme le plus beau du monde. Par son histoire et sa réalisation durant trois siècles. En fait, le délicieux Jardin de Boboli est l'un des " jardins à l'italienne " les plus typiques, avec ses grandes allées, ses vues panoramiques, ses petits lacs, ses grottes, ses gracieuses statues ou encore ses fontaines…

Tribolo est à l'origine de ces jardins dont la réalisation fût imitée dans toute l'Europe. Les plans du Jardin de Boboli servirent vraisemblablement de base à plusieurs jardins royaux, y compris à celui de Versailles.

En 1549, Cosme 1er de Médicis chargea l'architecte, sculpteur et paysagiste Nicolo Pericoli, dit le Tribolo, de faire de la colline qui s'étendait derrière le palais Pitti un immense jardin s'étalant sur 320000 m2. Celui-ci devait prêter son cadre aux fêtes somptueuses données par les grands-ducs. Tribolo mourut l'année suivante, ayant seulement réalisé les plans. Ammannati en 1550 puis Buontalenti en 1563 lui succédèrent.

Tribolo organisa ce vaste espace suivant la nouvelle conception qui était celle du jardin de la Renaissance : Longues allées à flanc de colline, bordées de cyprès et de buis, bassins et îlots, sculptures antiques et Renaissance, orangers, citronniers et fontaines.

Le jardin de la Renaissance n'était plus le " jardin secret " de petites dimensions, si cher au Moyen-âge. Il devint le symbole du pouvoir du Prince, le théâtre de fêtes et de spectacles, un lieu de distraction pour la cour, un itinéraire allégorique dans un bois peuplé de statues, de grottes et de fontaines. Boboli fut ensuite souvent modifié, mais sa structure resta en substance la même.

En y entrant, on rencontre tout de suite la curieuse fontaine de " Bacchus ", de Valerio Cioli, représentant le bouffon de Cosme Ier nu et à califourchon sur une tortue. Peu après, on découvre la Grotte de Buontalenti, construite entre 1583 et 1588, pour l'extravagant François Ier de Médicis.

Cette création est composée de plusieurs salles ornées de vasques, de statues, de peintures et d'une sorte de rocaille simulant des moutons, des chèvres et des bergers. En continuant, on arrive à l'Amphithéâtre qui accueille des représentations spectaculaires. L'obélisque qui s'y trouve au centre provient de Luxor et arriva à Rome à l'époque impériale.

Si l'on se dirige vers la gauche, on découvre ensuite le Bassin de Neptune et le Jardin du Chevalier. Pour la petite histoire, ce jardin dit du Chevalier, imaginé par Michel Ange en 1529, était composé de parterres de plantes médicinales, remplacés en 1612 par une collection de fleurs rares. Le pavillon, crépi rose et blanc, date aussi de 1612 et servait d'abris aux vases de fleurs. Il abrite aujourd'hui la collection de porcelaine du palais Pitti.

Si en revanche on continue, on emprunte l'allée qui mène à la splendide Esplanade de l'Ile. L'île est accessible par deux ponts fermés par des grilles surmontés de capricornes, symbole de Cosmes Ier de Médicis. De nombreuses statues des 17e et 18e siècle ornent les bordures du bassin. La fontaine centrale de l'île représentant l'Océan est l'oeuvre de Jean de Bologne (1576). De nombreux citronniers en pot décorent les balustrades.

Traversant le bassin de l'île, L'allée des Cyprès "Viottolone" constitue le grand axe du jardin. Cette longue allée bordée de pins et de cyprès séculaires sous Cosme III traverse le bassin de l'île et s'arrête au bout du jardin à la porte Romaine. Beaucoup de sculptures classiques ornent les côtés et croisements des allées datant de 1612. Les labyrinthes qui étaient dissimulés sur les côtés furent détruits en 1834.

Malgré quelques modifications importantes dont la suppression des labyrinthes, ce jardin a gardé puissance et grandeur. Il allie en plus le charme d'un véritable musée en plein air, rempli de statues antiques et Renaissance. Et le monde entier ne s'y trompe pas vu le nombre grandissant des visiteurs. Ces jardins sont d'ailleurs devenus un musée à part entière depuis 1990. Et c'est là que se déroulent au printemps les représentations et concerts du " Mai musical florentin ".
L'esprit de la Renaissance

La liberté et la soif de découverte qui caractérisent la Renaissance se manifestent également dans l'art paysager. Des jardins exprimant le caractère illimité de l'esprit humain voient le jour en Italie, berceau de la Renaissance et modèle culturel de l'époque. Ces jardins exerceront une influence décisive sur l'art paysager dans toute l'Europe. En 1503, l'architecte Donato Bramante conçoit un jardin en terrasse sur le Belvédère du Vatican.

Il règle le problème du dénivelé de 20 mètres par un majestueux escalier. Ce concept sera repris dans de nombreux jardins italiens au XVIe siècle. L'utilisation de terrasses et d'escaliers permet non seulement d'intégrer une troisième dimension dans les jardins, mais aussi de créer une harmonie entre architecture et paysage. Villas et jardins sont alors installés de préférence sur des versants escarpés.

De la villa et des jardins en terrasse situés en contre-bas, on a vue sur le versant opposé. La transition entre nature et culture est matérialisée par des bosquets qui, en même temps, délimitent le jardin. L'eau, omniprésente dans ces jardins (canaux, fontaines et jeux d'eau) stimule l'esprit tout en créant un agréable microclimat. La référence à l'Antiquité se traduit par la présence de statues et de troncs d'arbres sculptés. Parmi les meilleurs exemples de jardins de la Renaissance italienne, on peut citer ceux de la Villa d'Este à Tivoli et de la Villa Lante à Bagnaia.

::: Noticia generada a las 8:58 AM




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