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sábado, abril 22, 2006 :::
 
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Fuente:La Repubblica
Fecha: 21-03-06
Autor: R.T.

Roma - Parchi e giardini, è il momento dei paesaggisti

Una nuova generazione, tutta italiana, di architetti del paesaggio sta uscendo allo scoperto. Le donne rappresentano una bella fetta. Una di loro, Patrizia Pozzi, che è sul campo da anni, spiega che, finalmente, anche l'Italia sta diventando più sensibile verso l'argomento 'paesaggio'. Un esempio è Milano che negli ultimi anni ha visto crescere la qualità e la quantità di verde. I tanti progetti di trasformazione urbanistica, che sono dentro e intorno alla città, sviluppano al loro interno decine di ettari di verde pubblico. Li chiamano i 'parchi della trasformazione' e, almeno sulla carta, ce ne sono in programma ventuno. Un filo rosso li attraversa: vengono realizzati da architetti stranieri. Così come succede per i progetti degli edifici, così anche per il paesaggio, i committenti italiani mostrano lo stesso debole, sono esterofili.
«I paesaggisti stranieri, hanno curriculum che brillano grazie a lavori molto grossi. Sono aiutati dal fatto di avere alle spalle paesi con una cultura molto forte del verde e del paesaggio. Purtroppo l'Italia è ultima in classifica in questo genere di sensibilità - spiega Pozzi - Quindi noi italiani per fare dei bei lavori dobbiamo andare all'estero. Ma si cominciano ad avvertire segnali di cambiamento». Le università moltiplicano i corsi specialistici; nascono scuole di specializzazione; si moltiplicano le progettazioni cosiddette 'a scomputo oneri', ovvero vengono cedute a privati delle aree con l'obbligo di realizzare su parte di esse un parco di pubblica utilità; e ci sono una quantità di nuovi progetti 'verdi' a Milano.
Se la committenza, per progettare queste aree verdi sceglie in prevalenza paesaggisti stranieri, vero è che nello stivale abbiamo architetti di paesaggio della nuova generazione che fanno progetti di qualità, anche se su scale più piccole. Ma la questione è capire perché non viene data l'opportunità ai paesaggisti italiani di mettersi alla prova su scale più grandi. Bisognerà forse smettere di pensare che l'erba del vicino è sempre più verde. «Ci sono diversi paesaggisti italiani che fanno progetti d'avanguardia. Sanno guardare avanti e propongono dei landscape contemporanei - spiega Pozzi - Reinterpretare il territorio, lavorando con artisti e utilizzando natura vegetale in un modo innovativo».
Gli italiani non saranno primi in quanto a quantità di lavori che hanno in curriculum, ma alcuni di loro vengono considerati innovatori. Vengono in mente alcuni nomi: lo studio Land 1 di Roma, Marco Bay e Patrizio Pani di Milano, lo studio Agp. Alcuni lavori recenti della Pozzi fanno capire la missione del paesaggista. Il gruppo Pir, operatore della logistica portuale, l'ha chiamata per realizzare un insediamento portuale in Albania. Pozzi sta dando forma a un paesaggio costiero battuto dal vento. «Nel disegnare i volumi - spiega l'architetto - l'osservazione di una conchiglia è stata illuminante. Il luogo è ventoso e dopo un po' si sente il bisogno di ripararsi. L'abbraccio della spirale è un'offerta di protezione». Ecco come si incontrano natura e edifici. Per un progetto recente - la sede milanese di l'Oréal - Pozzi ha preso spunto da un particolare giardino seicentesco. «L'altro lato della creatività di questo lavoro - spiega - è che devi trovare delle soluzioni innovative. Per fare il giardino pensile di l'Oréal avevo a disposizione solo 20 centimetri di terra. Così per disegnare curve e riccioli, anziché siepi di bosso, ho scelto prato, erica rossa e bianca e viole. Il tutto a basso costo di realizzazione e manutenzione». Della serie: per fare land art bastano materiali semplici e un sacchetto di semi.
Fantasia, ma anche molta maestria e un gran lavoro filologico impegna la Pozzi da 15 anni negli immensi terreni delle ville berlusconiane. Attualmente sta lavorando sui terreni della Villa di Macherio, ricostruendo il disegno del parco che Emilio Alemagna nel 1907 aveva fatto per il duca Umberto Visconti di Modrone. E per ricordare che l'architettura del paesaggio entra anche negli interni degli edifici e nelle case, Pozzi, durante il Salone del Mobile milanese mette in scena il giardino marino. «Voglio far capire - spiega - che il paesaggio non è solo sinonimo di 'giardino classico', ma è un modo di vivere l'incontro tra l'interno e l'esterno della casa».
Per cui, ricrea nel cortile del suo studio in Corso Venezia 23 a Milano un'abitazione con elementi marini. La serra diventa un acquario; il vaso di Ron Arad un anemone; un corallo si trasforma in panca progettata da lei e dallo scenografo Angelo Jelmini per Serralunga; e la ghiaia di mare diventa pavimento. Sempre durante i giorni del Salone, presso i giardini Ingegnoli di via Pasubio ci sarà un altro evento 'Kitchen Garden' dove la coppia PozziJelmini realizza un'oasi cittadina in cui giardino e cucina domestica idealmente si incontrano

::: Noticia generada a las 6:44 PM




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