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jueves, noviembre 07, 2002 :::
 
Equipamiento y seguridad, aspectos a mejorar
Zonas verdes urbanas: 36 parques, a estudio

Fuente: Consumer
Fecha Noviembre 2002, nº 60

La revista ha publicado un estudio sobre lo mejor y lo peor de 36 parques urbanos. Para acceder al estudio: http://revista.consumer.es/web/es/20021101/

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sábado, noviembre 02, 2002 :::
 
Il giardino come memoria
Olschki stampa il volume che racchiude le lezioni dell'VIII e IX corso del Gruppo giardino storico

Fuente: Il mattino di Padova
Fecha:30-10-02
Autor: Lionello Puppi

Dall'orto e dal brolo fino al paesaggio formalizzato
Un filo rosso lega i saggi del libro: la natura addomesticata dall'uomo trasmette il significato dei luoghi perché conserva la cultura materiale e la memoria collettiva del territorio




In uno dei suoi racconti più incantevoli e meno noti - Terre di Arnheim -, Edgar Allan Poe narra di un giovane, idealista e sognatore, Ellison, che vagheggiò di costruire, e costruì (ne aveva i mezzi, oltre alla volontà e al talento), un giardino. «Sosteneva, infatti, che il campo più ricco, più autentico, più naturale, per non dire il più vistoso, dell'espressione artistica era rimasto inesplicabilmente ignorato. Nessuno aveva mai definito il giardiniere di paesaggio un poeta, eppure egli - Ellison - riteneva che la creazione di un giardino-paesaggio aveva da offrire alla specifica Musa delle magnifiche opportunità». Oggi sappiamo bene - ed è quasi ozioso rammentare, e frattanto in Italia, le pagine memorabili al riguardo di Rosario Assunto e di Giulio Carlo Argan - che il giardino e il paesaggio formalizzato appartengono al dominio dell'estetica e che costituiscono, insomma, un aspetto peculiare della cultura visiva, laddove la natura è la materia in cui si impalca, nella sua complessità, la creazione artistica. Che, dunque, ci si manifesta in una forma che coniuga alla complessità del suo manifestarsi, una condizione volubile, fragile, effimera: ed è questo il suo enigmatico incanto cui Wells, in un racconto mirabile, conferisce i contorni di un sogno irrecuperabile al di là di «una porta nel muro» ed Andrea Zanzotto, nella stupenda, breve poesia Dirti «natura», esclama che (cito a memoria) «potè aver nome e nomi che fu folla di nomi in un sol nome che non era nome»...
Pure, se tutto ciò può parere ovvio - e lo è - l'ingresso, per dir così istituzionale, del giardino nella storia delle arti visive e nella scienza della progettazione, è di data recente; se gli studi sistematici ad esso dedicati, manifestandosi in convegni di studio, dibattiti, esposizioni, saggi, monografie, hanno assunto carattere torrenziale e quasi intemperante, ciò appartiene a questi ultimi anni. Alla luce di codesta constatazione, allora, la costituzione presso il Dipartimento di Biologia e l'Orto Botanico dell'Università di Padova nel 1990 del Gruppo Giardino Storico è da ritenere evento, se non proprio pionieristico, certamente precoce e, in ogni caso, innovativo perché, non solo componeva in una struttura unitaria le competenze dello storico dell'arte e del botanico, ma per un'esplicita finalità didattica rivolta al «grande pubblico» e, anzitutto, agli insegnanti delle scuole medie e superiori. Né basta, ché è stata premura del Gruppo, coordinato dalla competenza e dall'entusiasmo di Giuliana Baldan Zenoni-Politeo e di Antonella Pietrogrande, provvedere alla pubblicazione delle lezioni, tenute nell'ambito dei suoi programmi didattici da specialisti di fama internazionale sui temi della botanica, del teatro, della letteratura, dell'architettura e delle arti figurative collegati al giardino e al paesaggio: in quanto «uniti da un rapporto biunivoco, perché l'uno si riflette nell'altro».
Disponiamo così di una piccola, ma sostanziosa e preziosa biblioteca specializzata la quale costituisce un autentico punto di riferimento - una referenza nel senso più pregnante dell'espressione - per gli studi specifici, la quale comprende cinque densi volumi: un primo Quaderno del giardino storico, e, quindi, via via, Intorno al giardino, Attraverso i giardini, Il giardino dei sentimenti, Paesaggio e paesaggi veneti, cui si aggiunge adesso la raccolta delle lezioni tenute nel 1998 e nel 1999 per l'VIII e per il IX Corso, sotto il titolo suggestivo, e che tutta mantiene la promessa che annuncia, Il giardino e la memoria del mondo, perché il giardino ed il paesaggio - questo è il filo rosso che lega i saggi presenti nel libro - «trasmettono il significato dei luoghi» in quanto «conservano la cultura materiale e la memoria collettiva di un territorio». Quattro sezioni dividono l'opera - la quale (convien sottolinearlo) trasferisce, per dir così, i contributi presentati ai Corsi del Gruppo Giardino Storico nella prestigiosa Collana «Giardini e Paesaggi» diretta da Lucia Tongiorgi Tomasi e Luigi Zangheri per l'Editore Leo S. Olschki di Firenze -: Il paesaggio degli Dei, La natura e la sua rappresentazione, Arte e memoria, Microcosmi, temi solo in apparenza vicendevolmente autonomi e slegati, ché, di fatto, rappresentano i momenti centrali delle problematiche del giardino e del paesaggio.
Riferire dei saggi, uno per uno, sarebbe allettante ma impegnerebbe ben altro spazio di quello che abbiamo a disposizione e costituirebbe, alla fine, un esercizio inutile, pleonastico; e preferiamo, allora, invitando alla lettura, non tanto gli addetti - che dell'esortazione non abbisognano - quanto chi del fascinoso universo dei giardini e della ricchezza stimolante dei suoi contenuti ancora non abbia preso coscienza, additare solo alcuni degli spunti sviluppati nel volume. Non già, e sia chiaro, a capo di una selezione di qualità scientifiche ed espositive che in effetti omologano l'opera ad alto e non consueto livello, ma in considerazione della loro novità nel campo degli studi rivolti al tema.
Alludo, in primo luogo, alle pagine dedicate al «giardino povero», «legato, come ad una sua appendice, alla casa d'abitazione delle classi subalterne, alla casa popolare», dunque a quella «cultura materiale» che è espressione dei «muti della storia», ma non per questo - anzi - povera di significati; e, poi, a quelle insistenti sulla questione, in qualche misura collegata, del «brolo» inteso come «un ben determinato spazio (...) che recingeva un insediamento all'interno del quale una famiglia, e quelle dei suoi lavoratori, conducevano una vita indipendente dal mondo esterno, ricavando da quella terra ogni cosa indispensabile alla sopravvivenza e ai piaceri della vita quotidiana». Un «ritorno alla campagna», allora, alla «memoria e microcosmi campestri» per additarne i valori rappresentati nella tensione sacrosanta di condurre un simile patrimonio all'attenzione e, alla riflessione della Storia e nella prospettiva di una salvaguardia possibile, e di una lezione per costruire il futuro. Ancora. Sorprese da raccogliere con profitto, il lettore - e, debbo dire, anche già esperto e scaltrito - troverà nella puntigliosa rivelazione del «materiale costruttivo» dei giardini e del paesaggio europei pervenuto, per tempo e con inaspettata incidenza, dal Continente americano e nell'esposizione del dibattito intorno ai rapporti tra l'arte contemporanea nelle sue espressioni più radicali e la progettazione del giardino. Mi fermo qua, non senza però aver segnalato le pagine dedicate agli antichi giardini e paesaggi e quelle sul significato imprescindibile della statuaria nella composizione del giardino, troppo spesso e sciaguratamente strappata a quel contesto in cui vive e che fa vivere, e decontestualizzata e spaesata e frammentata in dimensioni estranee e inerti. E con questo, alfine: che son attività come quella del Gruppo Giardino Storico e libri come quello che si è qui sommariamente presentato, che possono davvero contribuire in maniera concreta ed efficace a suscitare un «vero pensiero ecologico».I





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